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Prestiti a pensionati ultraottantenni: come funzionano, a chi rivolgersi

Prestiti per pensionati ultraottantenni: un tema sensibile

I pensionati vengono considerati una delle categorie preferite dagli istituti di credito. Godono infatti di un reddito sicuro: in primo luogo perché proviene dal settore pubblico e nello specifico dal settore previdenziale. Secondariamente perché, a differenza dei dipendenti, sia statali che privati, non rischiano di perderlo. Eppure, i prestiti a pensionati ultraottantenni sono sempre più rari. Perché? Qual è l’ostacolo più grande che questa specifica sotto-categoria è costretta ad affrontare?

Il problema è semplice, anche se coinvolge ambiti che dovrebbero rimanere al di fuori dei ragionamenti sull’accesso al credito. Alcune tipologie di pensionati, nonostante la solidità della loro fonte di reddito, sono clienti indesiderabili a causa del rischio morte. È ovvio: se il debitore muore, la riscossione del credito si fa difficile.

Per questo motivo, le banche tendono a escludere le persone più anziane. La soglia entro la quale i pensionati vengono accettati è costituita, in generale, dagli ottanta anni di età. Sia chiaro, non al momento del prestito. Si considera, infatti, la data di fine rimborso. La platea di potenziali finanziati, dunque, si restringe ulteriormente.

Prestiti a pensionati ultraottantenni: il rischio decesso

Il panorama, però, è più complicato di così. Questo atteggiamento ostativo, che per giunta considera la morte solo da un punto di vista economico, non è a dire il vero appannaggio di tutti gli istituti. Ci sono alcuni che preferiscono soprassedere al rischio di decesso. Tutto ciò ha ovviamente un prezzo.

Quando i prestiti a pensionati ultraottantenni vengono stipulati, il premio per il rischio è tale da renderli spesso poco sostenibili. E’ un qualcosa che non si può evitare, vista la proverbiale prudenza delle banche.

Prestiti pensionati ultraottantenni: le offerte

Da questo punto di vista, l’unica possibilità affidabile è offerta dall’Inps. È vero, altri istituti offrono prestiti a pensionati ultraottantenni, ma si tratta di società borderline, non pienamente sicure, non solide dal punto di vista finanziario.

L’Inps, di contro, rappresenta sempre una garanzia. Anzi, addirittura le offerte dell’Inps sono rivolte anche a coloro che hanno superato la soglia fatidica, ma alla data della richiesta non a quella dell’ultimo rimborso.

Nello specifico, l’Inps offre un prestito persone a chi ha una età inferiore non a 80, ma a 90 anni. Praticamente, a tutti. La platea di potenziali debitori, dunque, è vasta. Persistono i classici limiti da “cessione del quinto”.

La rata non può superare il 20% del reddito e il periodo di rimborso non può essere superiore a dieci anni. A queste condizioni, l’Inps ne aggiunge un’altra: la pensione deve essere almeno di 443 euro. Si tratta però di un formalismo: con cedolini inferiori, la rata scenderebbe ampiamente sotto i 100 euro, e di prestiti con una rata simile, onestamente, ne esistono ben pochi.